COS’È LA PNF ?

Anche note sotto il nome di “Metodo Kabat”, la Facilitazioni Neuromuscolari Propriocettive rappresentano una metodica riabilitativa basata su un approccio integrato per l’essere umano nella sua interezza e completezza, utilizzate per raggiungere il massimo livello di funzionamento del corpo attraverso specifici schemi di movimento. Il padre di tale metodo fu Herman Kabat, neurologo americano che, negli anni ’30, sviluppò un sistema di rieducazione neuromotoria, inizialmente pensato per le persone affette da poliomielite, ma successivamente esteso ad altre patologie neurologiche (emiplegie, paralisi cerebrali infantili, etc…).

Prima degli studi di Kabat, l’attività motoria, che oggi sappiamo dipendere da una regolazione sensitiva complessa e articolata, era considerata attraverso una prospettiva puramente meccanica, focalizzata sulla componente ortopedica-segmentaria, per cui la problematica del movimento veniva riabilitata isolatamente. Kabat, dunque, diede il giusto peso all’apporto sensoriale per l’esecuzione, la regolazione e il controllo del movimento, a partire dallo studio dei gesti atletici degli sportivi e dei danzatori, giungendo a una visione d’insieme.  Kabat osservò che per esprimere al massimo livello le potenzialità del sistema motorio, i movimenti erano compiuti seguendo delle linee diagonali rispetto all’asse sagittale del corpo, insieme a un movimento di rotazione.

Secondo tale prospettiva, il movimento può essere funzionale se alla base c’è un COSTANTE EQUILIBRIO tra influenze facilitanti e inibenti che si crea nel SISTEMA NERVOSO, permettendo di produrre SINERGIE MOTORIE CORRETTE. Ciò significa reclutare, cioè attivare, i muscoli e gli schemi motori necessari allo svolgimento di ogni gesto.

Le cosiddette “influenze” sopracitate sono dei processi, degli impulsi nervosi che, nel caso delle FACILITAZIONI, “preparando la strada”, semplificano la trasmissione attivando una singola funzione motoria che agevola l’attivazione di schemi globali di movimento. Il processo di inibizione è finalizzato, di contro, ad impedire o a ridurre l’intensità di altri stimoli.

La metodica si basa su dei fondamentali principi prestabiliti che ne consentono l’adattamento specifico alla situazione patologica da riabilitare.

A partire da determinati schemi di movimenti, si pongono i gruppi muscolari in uno stato di MASSIMO DI ALLUNGAMENTO, consentendo ad essi di CONTRARSI lungo le migliori LINEE DI FORZA, fino al MASSIMO ACCORCIAMENTO (cioè massima contrazione), per evocare l’armonia e l’efficienza del gesto.

Le basi logiche della metodica si sono evolute, sono state integrate ed approfondite.

Nella pratica, tali principi si realizzano con lo stiramento muscolare iniziale e la modulazione della resistenza, per stimolare e facilitare la risposta motoria dei gruppi muscolari più deficitari. Cioè, l’applicazione, da parte del terapista, di un grado di opposizione al movimento del paziente, deve consentire a quest’ultime di eseguire un gesto che, seppur contrastato, risulti fluido, armonico e ben orientato. Il movimento non è la contrazione di un gruppo di muscoli, ma l’attuazione di uno schema che coinvolge tutta la muscolatura corporea, una successione di differenti posture globali.

Sono molteplici i campi di applicazione delle PNF, soprattutto nell’ambito delle:

Patologie Neurologiche:

• EMIPLEGIA ed EMIPARESI, in seguito all’ICTUS, a un TRAUMA CRANICO, Lesioni CEREBRALI o a un intervento NEUROCHIRURGICO
• PARESI CEREBRALI INFANTILI (PCI)
• LESIONI CEREBELLARI
• LESIONI MIDOLLARI

ma trovano applicazione anche per diverse problematiche in

Patologie Ortopediche:

tra cui Lesioni Muscolari Selettive Periferiche, proprio perché la versatilità della metodica risulta ottimale per il rinforzo, l’aumento del range articolare, la riduzione della rigidità e della spasticità, la coordinazione e l’equilibrio.

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