Sigmund Freud e i Chow Chow

jofi freud chow chow

Sigmund Freud il padre della Psicoanalisi aveva un cane, femmina per l’esattezza, si chiamava Jofi ( in ebraico significa “bene, va bene” ) ed era una Chow Chow.
Regalata da Marie Bonaparte ( pronipote di Napoleone), sua paziente ed allieva che nel frattempo cresceva la sorella cagnolina Topsy.
Jofi visse con Freud dal 1930 al 1937.
Il dottore, durante le sue sedute la teneva con se, in quanto secondo il suo punto di vista aveva un effetto tranquillizzante sui pazienti, soprattutto con i bambini.
Inoltre Jofi aveva la capacità di percepire i pazienti tranquilli da quelli ansiosi e agitati; si sdraiava infatti vicino ai primi per essere accarezzata mentre si allontanava dai secondi.
Jofi faceva anche da segretaria al Dott. Freud, indicandogli quando la seduta era terminata; passati i 50 minuti si alzava, andava alla porta e faceva capire sia al padrone che al paziente che il tempo era finito.
Quando Jofi morì fu un duro colpo per Freud, al punto che prese un altro Chow Chow di nome Lun, che portò con sè anche nella sua fuga dai nazisti nel 1939 allo scoppio della seconda Guerra Mondiale.

 

«Le ragioni per cui si può in effetti voler bene con tanta singolare intensità a un animale come Jofi, sono la simpatia aliena da qualsiasi ambivalenza, il senso di una vita semplice e libera dai conflitti difficilmente sopportabili con la civiltà, la bellezza di un’esistenza in sé compiuta. E, nonostante la diversità dello sviluppo organico, il sentimento di intima parentela, di un’incontestabile affinità».

Cit. Sigmund Freud

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