Cos’è un TRIGGER POINT ? 

Vi è mai capitato di sentire sotto la vostra pelle una sorta di ‘gomitolo’ di muscoli molto rigido e dolente al tatto?  Potrebbero essere i cosiddetti “trigger point”, zone di muscolatura o fascia dense e che spesso provocano dolore alla palpazione, sono dei punti che tendono verso una condizione di continua contrazione patologica.

Resi noti dalla dottoressa Travel e dal medico Simon Simon nel 1952.  Anche se il concetto era già noto da almeno un secolo. La Travel dedicò’ tutta la sua carriera allo studio dei trigger point. Vediamo brevemente come avviene la contrazione muscolare, i normalmente avviene grazie all’accorciamento delle cellule muscolari che determinano questi tessuti. I sarcomeri sono le unità delle cellule del tessuto muscolare la cui contrazione determina l’accorciamento delle fibre.

In alcune condizioni, i sarcomeri perdono la capacità di rilasciare la contrazione, dando luogo a un trigger point. Semplicemente si tratta di un insieme di fibre muscolari in perenne stato di contrazione, che si addensano in strutture fibrose, generando un nodulo di dimensioni variabili secondo le dimensioni e le caratteristiche del muscolo interessato, in cui diviene impossibile sia l’eliminazione degli scarti metabolici che la circolazione sanguigna, provocando carenza di ossigeno nel muscolo.   Cause:​         

  • Una condizione di stress prolungato a livello neurologico.
  • Un’eccessiva liberazione di ioni calcio.
  • Ipertensione (pressione alta ) Sforzo fisico eccessivo e ripetuto nel tempo. Altri fattori come ad esempio una cicatrice rigida può limitare i movimenti dei tessuti molli creando una limitazione nel movimento di una determinata articolazione.
  • Una carenza di vitamina di acido folico o ancora problemi ormonali o di ipotiroidismo, carenze di vitamine o minerali possono essere causa di Trigger point!!!

Queste sono solo alcune delle possibili cause determinanti la cessazione dello scorrimento di actina e miosina e il blocco in contrazione continua del sarcomero (posizione di accensione permanente).Esistono  diverse tipologie di trigger  Point, con delle caratteristiche proprie e​  diverse tra loro:

  • I primari (o centrali) sono quelli più classici, situati al centro del ventre muscolare in genere sono quelli che i pazienti riconoscono e riportano più facilmente.
  • I secondari (o satelliti) si creano nei muscoli intorno a quello primario, che rimane il primo da trattare.
  • I T.P. nei punti di attacco sono quelli presenti nei punti tendinei.
  • I T.P. diffusi interessano un’intera parte del corpo e sono correlati a deformità posturali come la scoliosi o iperlordosi
  • Quelli attivi sono sempre dolenti alla palpazione, impedisce l’allungamento del muscolo interessato, provocando una contrattura e dolore intenso in aree anche distanti dal punto centrale.
  • I trigger point latenti sono dolenti alla palpazione, ma non provocano dolore in altre zone. Una volta attivati compare il dolore in zone distanti da essi. Possono attivarsi in qualunque individuo sano a seguito di movimenti ripetitivi che sollecitano una parte di un muscolo, traumi accidentali, posture scorrette, freddo, attività fisica, movimenti mantenuti sintomi associati.

Il sintomo principaleche riporta il paziente è sempre il dolore, descritto per lo più come​  lancinante e profondo, reso ancor più acuto dal movimento. E’ intenso, sordo e profondo, fastidioso e limitante a tal punto che quando il muscolo viene messo in tensione si avverte bruciore. Il dolore è presente sia a riposo che all’attività e nel tempo tende ad estendersi ed a peggiorare fino a causare una riduzione della forza

L’intensità del dolore provocato dai punti trigger varia in base a:

  • La zona dove si trovano (i punti di attacco sono i più sensibili).
  • La tipologia di T.P.
  • Numero di T.P. coinvolti.
  • Il muscolo coinvolto (alcuni sono più sensibili).
  • Danni, limitazioni e deficit associati
  • Livello di cronicizzazione.

 

Dove si verificano i Trigger Points?         

Trigger points e nodi muscolari possono verificarsi in qualsiasi parte del corpo. Ovunque ci sia tessuto muscolare, può esserci una piccola area di tensione dei tessuti. Questo potrebbe essere un punto di attivazione. Le aree nel corpo in cui si trovano più comunemente i trigger points possono includere:

  • I muscoli trapezi superiori su entrambi i lati del collo appena sopra le spalle.
  • I muscoli del lembo quadrangolare della parte bassa della schiena.
  • I muscoli posteriori della coscia.
  • I muscoli del polpaccio.
  • Lungo la banda ileotibiale 

Se i trigger points si verificano in modo eccessivo, si può arrivare ad avere dolore cronico e sindrome del dolore miofasciale. Non è importante dove si percepisce il dolore, piuttosto chi provoca il dolore, quindi una particolare attenzione alle cause di attivazione del dolore e del trigger e soprattutto uno studio attento nel considerare e individuare il Trp​ attivo rispetto al​ latente.            

Dolore provocato da un trigger non è spiegabile da segni rilevabili da un esame neurologico (Falsa sciatica ad esempio).

  • Il dolore non è sempre presente, piuttosto in alcuni movimenti, in alcune ore, e tende a migliorare se si sottopone la zona ad una sorgente calorosa ( spesso il paziente riferisce un miglioramento subito dopo una doccia calda).
  • Il dolore miofasciale legato a questi piccoli punti grilletto è spesso lontano dalla zona dolorosa primaria.
  • Il muscolo che ospita un trigger point attivo, presenta una contrattilità ridotta sulle fibre colpite, e quindi un’efficienza ridotta, tanto da causare un problema a carico dei muscoli colpiti tanto da produrre un deficit evocabile con un esame muscolare.
  • Se il trigger è particolarmente grande, oppure se è posizionato in una zona vicino ad un nervo o un vaso, potrebbe con la sua struttura creare dei sintomi ancora diversi che interessano il sistema neurologico o addirittura problemi di tipo circolatorio.
  • La cute subito sopra è spesso più calda rispetto alla cute circostante a causa di un aumento dell’attività metabolica, oltre ad una congestione della circolazione.
  • Altri fattori come ad esempio una cicatrice rigida può limitare i movimenti dei tessuti molli creando una limitazione nel movimento di una determinata articolazione.
  • Una carenza di vitamina di acido folico o ancora problemi ormonali o di ipotiroidismo, carenze di vitamine o minerali possono essere causa di un trigger.

Come trattare un trigger point?

Sicuramente il modo migliore è fare riferimento ad un tecnico del settore in maniera tale da sciogliere il trigger point e prevenire che il tessuto si cronicizzi. In alternativa ci sono diverse soluzioni fai da te come gli stretching mirati per i muscoli interessati, il mantenimento di posture idonee per le zone dolenti oppure l’utilizzo di palline da tennis o da golf o oggetti abbastanza appuntiti da fare una pressione localizzata sul trigger point. 

 il trattamento del dolore miofasciale prevede 3  step fondamentali ;

Fase 1-Intervista:​Parlare con il nostro paziente, discutere con lui del suo dolore, di come insorge, di come magari peggiora., il suo lavoro, lo sport che pratica

Fase 2- Test:​  considerato l’esame principale la valutazione muscolare. SI ricerca una perdita di forza di un muscolo o un gruppo muscolare, e soprattutto si va a ricercare un determinato movimento che provoca il dolore.., si procede con la palpazione alla ricerca delle bande tese.  le mappe del dolore di Travell e Simons, ci vengono in aiuto, indicando le zone dove sarà più frequente trovare un trigger point attivo

Fase 3- Trattamento:​ Il trattamento dei Trigger è la parte più importante . Abbiamo a disposizione tantissimi modi per trattare e dissipare il trigger point.​ Compressione ischemica,​ basata sulla digitopressione del trigger point, con allungamento del muscolo interessato e una pressione che provoca una sorta di ischemia sul muscolo interessato a cui segue il ripristino del flusso sanguigno. 

  • Dry needling, ovvero una tecnica semplice quanto delicata,Consiste nell’inserimento di un sottile ago proprio dove nasce il trigger point, che in poco tempo riesce a eliminare il dolore del paziente.
  • Stretch and spray, similmente alla compressione ischemica, consiste nell’allungamento del muscolo interessato e nell’applicazione di ghiaccio spray che aiuti il ripristino del flusso sanguigno, normalizzi l’ossigenazione dei tessuti e infine crei i presupposti per intervenire manualmente sul trigger, sciogliendolo con maggiore facilità.

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