FILOSOFIA DELL’OSTEOPATIA

Un altro termine da aggiungere alla quotidiana Osteopatia, oltre all’intenzione e alla visualizzazione, è il CONTATTO, ovvero enare nella persona con il nostro tocco, la nostra visualizzazione e la nostra intenzione.

L’Osteopatia non sia solo usare le mani, ma se stessi; è quindi una vocazione ed una filosofia.

Sia in Filosofia sia in osteopatia è valevole pensare che non si può passare da una visione di suerficie ad una visione di essenzialità in tutti i casi. La percezione delle sfumature ad una visione di essenzialitù in tutti i casi. La percezione delle sfumature preseni in ogni strato del corpo e dell’animo umano spesso è rispettosa ed essenziale verso il “tessuto” che stiamo approcciando. La sensibilità tattile arriva alla mente e la mente traduce. Ma anche dalla mente può partire una sensibilità che arriva ai polpastrelli. Con l’allenamento si possono percepire movimenti dove prima c’era immobilità, e in ugual modo si può allenare al movimento dove prima c’era immobilità.

 

L’Osteopatia vada al di là del semplice ascolto corporeo, in quanto il corpo è il mezzo della mente e dello spirito, e per trattare una persona, occorre mettersi in ascolto anche dei segnali che pervengono da MENTE e SPIRITO, perchè in effettti, una disfunzione non è solo corporea.

Osteopaticamente parlando, il linguaggio del corpo è potente e prepotente quando c’è una disfunzione. Si possono ascoltare le sue parole indifferentemente dalla nostra posizione o da quella del paziente. per dialogare con esso, però, bisogna orientarsi verso il corpo, senza dare ascolto al proprio.

Noi immaginiamo il tessuto come un oggetto, ma in realtà è già carattere ed emozione; per questo ilnostro tocco, poichè anche le nostre mani sono ciò che noi siamo, possono influenzare il risultato della tecnica.

E’ la funzione che determina la forma. la forma è il contenitore che si adata alle informazioni della funzione. Questo si capisce meglio tramite la vita che plasma la forma durante l’ontogenesi. L’osteopatia infati agisce sulla funzion, e non sulla forma. Valutare la sola postura non è importante, quanto occorre guardare se la funzione è presente.

La simmetria non è sinonimo di corretta funzione, poichè riguarda la forma. la forma è la risposta alle continue sollecitazioni delle informazioni che derivano dalla funzione. osservare la simmetria non mi porta necessariamente a capire come si comporta la funzione.L’Osteopata lavora primariamente sulla funzione.

L’Osteopatia è meravigliosa perchè usa la stessa via di malattia per guarire; non esiste un’informazionenociva o una sola direzione per dialogare con la cellula, ma è come viaggia l’informazione che diventa importante.

Osteopaticamente parlando, come un foglietto embriologico che nasce da se stesso e si ripiega su se stesso, l’anima è lo strato più profondo del corpo, ma anche quello che lo avvolge. un trauma anche piccolo, può toccarci nel profondo e creare disfunzioni al corpo e/o all’anima stessa, e in ugual modo, possiamo interagire con il nostro tocco.

Si dice che la forma influenza la funzione e viceversa in ambito riabilitativo e osteopatico. Ma queste sono solo la parte esterna di quello che permette loro di esprimersi. Esiste anche un altro fattore su cui poggiano i primi due, ovvero, quello che siamo come persone, senimento e pensiero, forze potentissime.

Credo che l’Osteopatia vada al di là del semplice ascolto corporeo, in quanto il corpo è il mezzo della mente e dello spirito, e per trattare una persona, occorre mettersi in ascolto anche dei segnali che provengono da mente e spirito, perchè in effetti, una disfunzione non è solo corporea.

L’Osteopata è il chirurgo che usa la mano per operare con precisione. occorre visualizzare l’anotomia del paziente, ed immaginare che l’area o l’organo interessato dalla disfunzione sia già guarito sotto le nostre mani; oppure, ma è più lungo il percorso terapeutico, che stia cambiando la struttura e la funzione durante ilnostro trattamento, sia con una visione in toto del punto disfunzionante sia a volte per necessità terapeutica con una visualizzazione delle cellule o dei liquidi tra le cellule.

Il deisderio di curare gli altri, è il divino che si manifesta.

Il corpo ci parla, e indipendentemento dalla sua posizione il linguaggio che usa è lo stesso. Le nostre mani sono le nostre orecchie.

Molti si dimenticano che il fondatore dell’Osteopatia basava la sua scienza sulla fede in DIO. Senza riconoscere questo, difficilmente si vedrà l’Osteopatia nella sua completezza. Non è solo arte manuale, ma anche fede.

L’Osteopatia non è solo per il paziente, ma anche per l’operatore; la necessità di capire rende il paziente il nostro specchio.

Un altro termine da aggiungere alla quotidiana osteopatia, oltre all’intenzione e alla visualizzazione,è il contatto, ovvero, entrare nella persona con il nostro tocco, la nostra visualizzazione e la nostra intenzione.

l’osteopatia è relativamente una scienza nuova. Tempo deve passare per avere delle solide basi scientifiche. Indubbiamente, l’operatore è più importante rispetto alla tecnica, ma un buon operatore conosce delle buone tecniche.

La tensegrità: un concetto che ci fa capire che il nostro corpo si fonda, si integra e necessità di tutto il creato.

Il primoricercatore osteopatico fu Still, quando disseppelliva i cadaveri indiani e li dissezionava per studiare l’anatomia.

Il sistema autonomo è la voce dell’anima. La funzione è l’espressione delle sue parole.

BRUNO DAVIDE BORDONI – EMILIANO ZANIER, Aforismi Scientifici Osteopatici, Brescia, CAVINATO EDITORE INTERNATIONAL, 2014.

 

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